" Il percorso di Franz Schott su Google Maps
Cenni Biografici
Franz Schott (Franciscus Schottus), italianizzato Francesco Scoto (Anversa, 1548 – 1622), è stato un giurista e viaggiatore fiammingo.
Itinerario overo nova descrittione de’ viaggi principali d’Italia, [nella quale si ha piena notitia di tutte le cose più notabili ed degne d’esser vedute
L'opera
Nel XVII secolo la diffusione del mercato impone all’artista la necessità del viaggio, sia per la ricerca di nuove idee e invenzioni, sia per entrare in contatto con gli studi di pittori famosi e le Accademie allora nascenti . Il Seicento è anche il secolo nel quale i pittori e gli intellettuali raccontano in prima persona le loro esperienze di viaggio, spesso attraverso lettere o appunti odeporici. È ciò che compie il giurista Franz Schott (1548-1622), che nel corso del Giubileo del 1600 decide di intraprende un viaggio in Italia e di raccontarlo in una grande opera, dapprima scritta in latino, poi trascritta in italiano intitolata Itinerarium nobiliorum Italiae regionum. Nel 1615 l’opera viene poi tradotta in italiano con il titolo di Itinerario overo nova descrittione de’ viaggi principali d’Italia, [nella quale si ha piena notitia di tutte le cose più notabili ed degne d’esser vedute]. Ma l’attribuzione dell’opera risulta errata sul frontespizio, infatti è attribuita al fratello del giurista, Andrea, che all’epoca godeva di maggiore notorietà. Fino alla fine del XVI secolo, non esistevano vere e proprie guide di viaggio riguardanti la penisola italiana che fossero in grado di contemplare, accanto all’indicazione di itinerari e percorsi, esaustive informazioni circa le città e la loro storia, le loro opere d’arte, i loro abitanti e i relativi usi e costumi . Schott, invece, crea un’impronta per le prime guide di viaggio in Italia, che univa all’illustrazione delle città (in alcune edizioni successive sono presenti delle vedute e mappe delle città) anche le informazioni sui percorsi da seguire e sulle distanze tra le varie città. Pur nell’impianto schematico che lo caratterizza, tale elenco offre anche altre utili informazioni per il viaggiatore. Ad esempio, lungo il percorso del viaggiatore di volta in volta vengono indicati i fiumi che è necessario attraversare, i monti per i quali bisogna risalire, le osterie eventualmente presenti in una località, le distanze tra un territorio e l’altro . Negli anni seguenti alla sua prima apparizione, in seguito alle successive modificazioni cui fu soggetta, l’opera divenne più maneggevole, assumendo anche nella sua veste materiale le caratteristiche di una vera e propria guida per il viaggiatore. Pur presentandosi come il risultato di un viaggio effettivamente compiuto dall’autore, e sebbene questi avesse realmente visitato l’Italia, l’Itinerario d’Italia di Franz Schott era in realtà il prodotto di un’elaborazione legata alla lettura di altri testi di impronta odeporica. Ha tratto sicuramente ispirazione dall’Hercules Prodicius di Stefanus Vindanus Pighius, che era stato pubblicato dall’editore Plant in nel 1587; e prese ispirazione da due opere che hanno preceduto le guide di viaggio, l’Italia illustrata di Flavio Biondo e la Descrittione di tutta l’Italia di Leandro Alberti . È evidente che nell’Itinerario di Schott sono presenti modelli di rappresentazione odeporica che per certi aspetti appaiono ancora abbozzati e che saranno sviluppati e perfezionati in scritture successive.
Le chiese
L’Itinerario di Schott, nella sua prima edizione, si articolava in tre parti, di cui la prima parte interessava l’Italia settentrionale e centrale; i diversi percorsi illustrati, infatti, che partivano dal Trentino terminavano in Liguria . Della Liguria Schott non fornisce molte informazioni dettagliate e si concentra principalmente sulla città di Genova. Le prime informazioni che abbiamo su Genova, sono riguardanti l’aria buona e il clima caldo. Subito dopo ci fornisce una descrizione del territorio genovese e di cui racconta che Non è del tutto in piano, o montuosa, ma partecipa dell’uno e dell’altro, come che sia fabricata al piè della montagna. […] è in mezo a due Riviere a quella di Levante è lunga da settanta miglia in circa è la vaga Villa di Nervi piena di fiori e frutti tutto l’inverno. Alle spalle la Liguria ha poco Territorio, non stendendosi nel più largo più trenta miglia. Si sofferma anche sulla descrizione del porto, descrivendolo come porto artificioso, assai capace, al quale fa riparo una mole (la Lanterna), forse delle maggiori e delle più belle, che siano hoggidì. Continua, descrivendo l’impianto urbanistico come […] onde le strade vi sono strette e la strettezza ha forzato ad alzar gli edifici, il che rende la città in molti luoghi alquanto scura e malinconica. Fa cento mille anime, poco più o meno. Ricorda inoltre le chiese e i palazzi privati ritenuti da lui più significativi, con particolare riferimento alle opere e agli artisti che vi avevano lavorato. Delle chiese dice che non hanno bellezza tale, che vedute una volta, possano essere vedute di nuovo con gusto. Fa però una serie di significative eccezioni per quella de’ Signori Sauli [ossia Santa Maria Assunta di Carignano], il Giesù et S. Siro ritenute belle al pari di San Matteo ch’è dei Signori Doria che di dentro è ornatissima di stucco ed oro, et dipinta da pittor eccellente. […] Il Catino, o sia Smeraldo, gioia inestimabile, si tiene nella Chiesa Cathedrale di San Lorenzo, et si mostra a personaggi grandi. In detta Chiesa è la sontuosa Capella di S. Gio. Battista, nella quale si adorano le sue ceneri.
I Palazzi pubblici
Dei palazzi pubblici abbiamo menzione del Palazzo della Signoria (ossia Palazzo Ducale) che descrive come non finito, che se il fosse compito, si potrebbe annoverare fra i più grandi, e più belli d’Italia, massime ornato di quell’incrustatura di marmi, che s’è risoluto di fargli Continua sulla scia dei palazzi pubblici da lui visionati, descrivendo brevemente anche il Palazzo San Giorgio, che descrive con queste parole: Nel Palazzo di S. Giorgio è una bellissima memoria antica intagliata in una grande pietra. La Loggia coperta di banchi ha del magnifico […]
Le Porte della città
Et a proposito delle porte publiche, non manchi di notarsi, che quelle del Molo, et dell’Arco hanno del grande assai, et sono fatte con buona archittettura.
Le pitture nei Palazzi Privati
Schott si interessa anche dei palazzi privati, in particolar modo dice che I palazzi privati di questa Città hanno fama d’esser belli, e ben fabricati; et a dir il vero, in buona parte è così. Se ne veggono molti insieme accolti in Strada Nuova anche se poi rimarca che I più belli però sono sparsi fuori ne i borghi, particolarmente nelle Ville di San Pier d’Arena, e d’Albaro, dove d’Estate villeggiano moltissimi nobili. Un esempio rilevante è la menzione al palazzo del principe Doria. Schott infatti suggerisce ai forestieri che si dilettavano a vedere le pitture dei grandi maestri di andare a visitare il Palazzo del Principe Doria, che ci dice essere decorato con pitture tutte a fresco, di mano di Pierin del Vago, e del Pordonone.
E continua, sottolineando come di pitture se ne veggono ancora dell’altre in varii luoghi della città, di due famosi pittori, che furono il Cangiaxo et il Bergamasco . È possibile che Schott pensasse che all’affresco del salone principale di Palazzo Gerolamo Grimaldi o della Meridiana, frutto della collaborazione tra Luca Cambiaso e Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco . Terminando con la raccolta di quadri et di statue, che si fanno per ornamento di stanze o sia di cabineti, nelle case degli infrascritti gentilhuomini sono di molte cose degne d’esser vedute.
Bibliografia
M. Migliorini, Il viaggio dei pittori nel sei e settecento, p. 74, 77; Itinerario overo Nova Descrizione de’ viaggi principali d’Italia, a cura di Giuseppina Valente, 2009, pp. V,VII, X, XI, XXI; Il viaggio dei primi umanisti Neerlandesi in Italia, pp. 25-28, 30, 34; Itinerario overo nova descrittione de’ viaggi principali d’Italia, c. 151-152 (aggiungere edizione)